La violenza domestica è uno dei fenomeni sommersi per eccellenza, che si nasconde in gran parte dietro le pareti domestiche, nell’invisibilità delle case private. Solo una minima parte dei casi arriva a conoscenza delle forze dell’ordine e della magistratura. In Italia, inoltre, il problema della rilevazione dei dati è accentuato dalla mancanza di un osservatorio nazionale. Secondo i dati dell’ultima indagine campionaria realizzata dall’Istat a livello nazionale del 2015, ricavati attraverso circa 25.000 interviste a donne tra i 16 e i 79 anni, la violenza colpisce in Italia 1 donna su 3 (31,5%, 6 milioni 788 mila donne). Il 21% del campione ha subito violenze sessuali, il 20,2% violenze fisiche. Quasi 3 milioni di donne hanno subito violenza fisica o sessuale dal partner attuale o dall’ex partner, pari al 13,6% delle donne, in particolare il 5,2% dal partner attuale e il 18,9% (dall’ex partner). La maggior parte delle donne che avevano un partner violento in passato, lo hanno lasciato proprio a causa delle violenza subita (68,6%). In particolare, per il 41,7% è stata la causa principale per interrompere la relazione, per il 26,8% è stato un elemento importante della decisione. Inoltre sono i partner attuali o ex, insieme ad amici e parenti, a commettere le violenze più gravi, il 62,7% degli stupri è commesso da un partner attuale o precedente. Queste violenze si consumano prevalentemente in casa della vittima (58,7%) e in quasi un quarto dei casi hanno come conseguenza ferite gravi, tali da richiedere il ricorso a cure mediche. Per quanto riguarda il rapporto tra violenza e gravidanza, l’11,5% delle donne incinte ha subito abusi dal partner durante il periodo di gestazione. Mentre sono 690 mila le donne vittime di violenza domestica che avevano figli al momento degli episodi riportati. La violenza fisica e sessuale risulta frequentemente associata alla violenza psicologica (90,5% dei casi). Nel 2006 erano 7 milioni 134 mila le donne avevano subito violenza psicologica, il 43,2% da parte del partner. Tra le donne che hanno subito i violenza da parte dei partner, più della metà dei casi soffre di perdita di fiducia e autostima (52,75%) Inoltre si registrano anche i seguenti disturbi: fobia e attacchi di panico (46,8%), disperazione e sensazione di impotenza (46,4%), disturbi del sonno e dell’alimentazione (46,3%), depressione (40,3%), difficoltà a concentrarsi e perdita della memoria (24,9%), dolori ricorrenti nel corpo (21,8%), difficoltà nel gestire i figli (14,8), autolesionismo o idee di suicidio (12,1%) Le donne che hanno subito stalking (ossi atti persecutori con una frequenza maggiore di tre episodi per almeno una tipologia di atto persecutorio da parte di qualsiasi autore), sono circa 3 milioni 500 mila, il 16,1% delle donne. Di queste oltre 1 milione 500mila lo hanno subito dall’ ex partner. Un ruolo fondamentale nel supportare le donne vittime di violenza domestica viene svolto dai centri antiviolenza, distribuiti, seppure in maniera non omogenea, su tutto territorio nazionale. Secondo i dati dell’associazione nazionale D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza – che riunisce 77 centri antiviolenza in tutta Italia, nel corso dell’anno 2014 sono state 16.678. le donne in situazione di violenza intra ed extra familiare che si sono rivolte ai centri. Alto, tra queste, è il numero delle donne che sono entrate in contatto con queste strutture per la prima volta: 13.048. Si tratta di numeri in crescita quasi costante a partire dal 2008, quando l’associazione è stata creata. Le violenze subite dalle donne entrate in contatto con i centri antiviolenza della rete sono state commesse in grande prevalenza (nel 82% dei casi) da partner ed ex partner. Le donne che si rivolgono ai Centri subiscono spesso violenze multiple. Il 66,1% delle donne ha subito violenza fisica, il 77,1% violenza psicologica, il 13,6% violenza sessuale, il 32,2% violenza economica. Il 16,1% infine ha subito atti persecutori, stalking, un fenomeno che risulta in larga misura connesso alla prosecuzione della violenza dopo la separazione, anche in forme persecutorie. Secondo le rilevazioni del Numero verde antiviolenza 1522, dal dicembre 2012 a agosto 2016 le chiamate ricevute sono state quasi 170.000. Nell’ultimo mese considerato le telefonate ricevute sono state 1.443 telefonate, nel 66% dei casi l’autore della violenza denucniata è partner, e nel 11,8% da ex partner. Le statistiche giudiziarie confermano la progressiva emersione del fenomeno dello stalking, grazie soprattutto alla Legge n. 38 del 2009, che ha favorito l’assunzione di consapevolezza anche da parte delle vittime del fatto che le attenzioni ossessive dell’ex partner, gli appostamenti, i pedinamenti ben poco hanno a che vedere con l’amore e la passione, mentre possono essere annoverati tra le violenze di genere. I procedimenti per stalking sono stati 3.900 nel 2009, 5.100 nel 2010 e 7.000 nel 2011. Nel 77% dei casi le vittime sono donne. Talvolta, neanche la richiesta d’aiuto riesce a salvare le donne dagli esiti più tragici della violenza che subiscono: le uccisioni per mano di familiari, in particolare partner ed ex partner. Secondo il rapporto Eures-Ansa sul femminicidio in Italia, tra il 2000 e il 2015 si sono registrati 819 vittime, pari a una media di 164 all’anno ovvero una cadenza di 1 femminicidio ogni 2 giorni. Nel 2015, i femminicidi sono stati 128. Il 71,84 dei casi è definito «femminicidio familiare» perché l’autore è una figura vicina alla vittima: partner o ex partner (68%), genitore, figlio. Vedi anche: Rapporto sull’Italia di Rashida Manjoo - Special Rapporteur dell’ONU sulla violenza domestica Rapporto ombra della piattaforma “Lavori in corsa: 30 anni CEDAW” |